L'apicoltura





Diffusione dell'apicoltura

diffusione apicoltura L'apicoltura mondiale è in continua espansione e questo si può rilevare da importanti analisi scientifiche e pratiche che sono documentate dagli "Atti di Congressi e Simposi dell'Apimondia", l'organizzazione internazionale delle associazioni apistiche.
L'interesse è dimostrato dalla partecipazione attiva dei numerosissimi cultori della materia a tutti i livelli, e anche l'Italia occupa un posto di rilievo nella sperimentazione.
Sono notevoli i contributi portati dall'Istituto di Apicoltura dell'Università di Torino, che attraverso riviste specializzate, come "L'Apicoltore moderno" fondato da don Angeleri, corsi, conferenze e film, si è inserito a pieno titolo nel contesto internazionale.
Fra i Paesi maggiormente impegnati dal punto di vista dell'apicoltura troviamo la Russia, dove questo settore riveste una notevole importanza con dieci milioni di alveari. Anche in Romania gli apicolotori sono numerosi, e a seguire troviamo i Paesi del Nord Europa, con la Finlandia in testa, dove i prodotti dell'alveare hanno svariate utilizzazioni che vanno sempre più diffondendosi in diversi ambiti, raggiungendo interessanti risultati economici, non solo con il miele ma anche il polline, la gelatina reale, la propoli, la cera, gli sciami, le regine e l'impollinazione.
In Italia l'apicoltura non occupa ancora la posizione che le compete, operano circa sessantamila apicoltori, con un patrimonio di seicentomila alveari, cifra lontana dalle posizioni occupate da altri Paesi.
Una maggiore diffusione dell'apicoltura potrebbe portare anche dei benefici non indifferenti alle economie locali, soprattutto a quelle montane, con l'adozione di marchi di difesa che caratterizzano i mieli e attraverso organizzazioni cooperativistiche volte al raggiungimento dei fini prefissati e nell'interesse dei soci.

Le moderna apicoltura di città

Dal punto di vista pratico si potrebbe affermare che l'apicoltura è un modo per produrre qualcosa a costo zero, una sorta di mini fattoria anche senza possedere un pezzo di terra, infatti le api possono essere tenute anche nelle periferie o addirittura in centro città e si può comunque ottenere tanto ottimo miele.
E' una specie di ritorno alla vita di campagna pur abitando in metropoli, infatti si hanno notizie di alveari tenuti sui davanzali di Parigi e persino a New York, nei piani alti dei grattacieli, dove ci sono molti giardini pensili con piante fiorite e profumate.
Le api danno miele in abbondanza e forniscono anche un fondamentale servizio di impollinazione delle piante.
Quindi il provetto apicoltore deve munirsi solo di poca attrezzatura che consiste in una maschera di protezione, un paio di guanti, un affumicatore e uno smelatore per l'estrazione del miele, cioè una centrifuga dentro cui inserire i telaini pieni di miele che, girando a grande velocità, granzie alla forza centrifuga, spinge il miele sulle pareti del cilindro dalle quali poi cola sul fondo.


Passo d'ape e arnie razionali

arnia Dopo un lungo periodo oscurantistico dovuto alle invasioni barbariche, c'è stata nell'apicoltura una certa evoluzione, passando da villica a razionale, come è dimostrato dalla larga diffusione che si è avuta in tutto in mondo.
Una importante scoperta la fece un certo Langstroth, americano di Filadelfia, che nel 1851 scoprì il "segreto" delle api, quello che in seguito definì "passo d'ape". Si tratta dello spazio necessario tra due piani, per fare in modo che le api costruiscano i loro favi senza riempirlo completamente. Questa scoperta rese possibile un sistema completamente nuovo di allevamento e trasformò l'apicoltura da una "battuta di caccia" ad un lavoro agricolo.
Il metodo di Langstroth, ovvero l'arnia razionale, consiste nell'appendere fogli cerei montati su telai a intervalli prestabiliti, così facendo le api invece di costruire i loro favi a casaccio, li costruiscono sulle superfici di cera. A questo si aggiunge una piccola invenzione, cioè un congegno che isola l'ape regina, un pezzo di lamiera metallica che consente il passaggio delle api operaie ma non della regina, questa viene tenuta in basso in una zona riservata (chiamata nido), in modo da non lasciarle deporre le uova nelle celle superiori, che costituiscono il melario in senso stretto, in questo modo le celle risultano piene di miele pulito che può essere raccolto senza uccidere le api e le larve, successivamente basta riporre i telaini vuoti al loro posto per fare in modo che le api possano riempirli nuovamente.

Com'è fatta un'arnia di legno

telai arnia La scoperta di Langstroth ha influenzato in modo decisivo la costruzione delle arnie moderne le quali hanno una base per rimanere staccate da terra e un banco da involo con una feritoia per l'ingresso delle api.
Sopra la base si trova il nido, cioè la camera della regina, con i telai da nido o da melario. Nei telai di legno c'è una guaina, simile alla tela di un quadro nella cornice, si tratta di un foglio di cera stampato a macchina, con la stessa forma con cui le api fanno i loro favi a cellette.
Al di sopra dei telai da nido si trova un cassetto più basso, separato dallo schermo, che esclude la regina e che si chiama coprifavo.
In un'arnia possono esserci anche due o tre di questi cassetti che contengono un certo numero di telaini, uno accanto all'altro. Occorre infine avere un elemento separatore munito di una valvola che consenta alle api di uscire ma non di rientrare.


Il protettore degli apicoltori

Gli apicoltori sono protetti da Sant'Ambrogio, vescovo di Milano nel 374, successore del vescovo Assenzio. Il patrono degli apicoltori era, ed è ancora, un personaggio molto amato dai Milanesi e ha ispirato nei secoli alcune leggende che sono rimaste nell'immaginario collettivo. Una di queste racconta che mentre Ambrogio era un bambino e dormiva sereno nella sua culla, venne assalito da uno sciame di api che si avvicinò al suo volto. Alcune di esse entrarono e uscirono dalla sua bocca socchiusa senza arrecare alcun danno al neonato, non solo, ma depositando persino del miele quale segno della sua futura saggezza. Per questa ragione Sant'Ambrogio è considerato il santo protettore degli apicoltori ed è spesso raffigurato con accanto un favo e delle api, simboli di eloquenza.
La sua ricorrenza è il 7 dicembre, con una grande festa a Milano.







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